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Paolo Crepet - Solitudini. Memorie di assenze
Feltrinelli, Milano, 1997
14,2x22,2 cm, 94 pp.
ISBN 88-07-17022-1
Solitudini: una donna che ha avuto molti uomini, ma che nessuno ha veramente amato; un adolescente vittima di una famiglia inesistente che riesce a comunicare solo su Internet; una ragazza anoressica che chiede a sua madre di accorgersene; una madre che perde una figlia per malattia e il marito per disperazione.
Storie di amore e dolore, violenza e sogni, presenze asfissianti e assenze impreviste. Storie che, al di là dei nodi biografici, hanno qualcosa da comunicare a ognuno di noi. Non pretendono di insegnare: la sofferenza che contengono ci aiuta a rintracciare il senso della nostra esistenza senza cercare vanamente di eclissarne la pena, a rinunciare alla compassione, dietro la quale troppo spesso di ci nasconde per sfuggire alle responsabilità.
p. 17
CITAZIONE
Io invece, ero rimasta. È vero che tra me e le mie sorelle vi è una certa differenza d'età, eppure non riuscivo a liberarmi di quell'ingombro come avevano fatto loro, senza rimpianti, senza sensi di colpa. Rimanevo, tenace o risolta, ma sempre con odio; un odio che mi illudevo rivolto solo verso di lui, verso l'altro, ma che invece silenziosamente mi s'infossava dentro, troppo dentro. Rimanevo attaccata a quella radice avvelenata come se lo smarrimento mi tramortisse. Poi, quasi i miei sensi si svegliassero d'un tratto, mi vendicavo: non so bene di che cosa, visto che era la mia debolezza a farmi restare. Questa coazione era malata, lo sapevo fin troppo bene. Era un legame morboso e perverso che mi costringeva a esagerare proprio come mio padre aveva saputo fare con la sua molestia.
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